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Titolo: Come nascono i progetti?   Superiore: Parte II - La didattica con MMJ  
Collegamenti: Come nascono i progetti?

La tradizione scolastica cui anche noi siamo stati abituati ha sempre pensato il bambino soprattutto come esecutore di procedure ed attività dettate dalla cultura degli adulti e, al massimo, come "rielaboratore" di materiali già forniti...
La quotidianità dei dettati (che attualmente, in alcuni casi estremi, vengono fatti anche con bambini al computer) o dei "temi" in classe costituiscono un evidente esempio in merito.
Non si tratta solo dell'idea della "trasmissione" delle conoscenze, a cui oramai la cultura pedagogica corrente contrappone (giustamente) l'idea della "costruzione del sapere"; ciò che qui preme sottolineare è come sempre sia stato sottovalutato l'aspetto "di senso" delle attività che, in un modo o nell'altro, chiediamo ai bambini di svolgere a scuola.
Solitamente, soprattutto nei primissimi anni, i bambini sono molto ben disposti verso la scuola e l'appredimento. Anzi, i bambini hanno grandi aspettative perchè ai loro occhi imparare a leggere e scrivere (e anche "imparare il computer") significa diventare grandi ed entrare in un mondo nuovo.
Purtroppo spesso succede che la scuola si preoccupi eccessivamente di fornire strumenti, di illustrare procedure possibili e di spiegare codici, dimenticando però di fare in modo che tutto questo trovi un raccordo cognitivo con le attese del bambino... Il senso ultimo di ciò che viene richiesto viene così a mancare. In altre parole può succedere che il bambino comprenda come si scrive, come si legge o come si usa il computer, ma che continui a sfuggirgli a che cosa serva tutto ciò che impara. O meglio, come possa servirsi di nuovi strumenti, procedure e codici "per sé" e per i propri fini cognitivi.

Le attività con il Logo possono divenire un'ottima occasione per rimettere al centro dell'attenzione l'intenzionalità costruttiva del bambino.

Per questo motivo il favorire la "nascita" di un progetto di attività nella mente di un bambino dovrebbe essere la prima preoccupazione di un insegnanteCome iniziare.
Come fare?
Innanzitutto si tratta di non ostacolare ciò che in molti casi (ma non in tutti) può avere origine in modo spontaneo. E' soprattutto l'ansia dell'insegnante nell'intraprendere una nuova attività, nuova anche per l'insegnante, ad essere talvolta un ostacolo. Si tende infatti ad eccedere nel predisporre preventivamente linee operative, tempi, regole, limiti, modalità di utilizzo degli strumenti... E si dimentica che il mettersi in posizione di ascolto nei confronti degli alunni è spesso la strada più redditizia ed efficace.
In secondo luogo occorre mettersi dal punto di vista del bambino ed assumere il ruolo del consigliere - suggeritore. Accade spesso, per esempio, che i propositi spontanei dei bambini sul da farsi siano del tutto sproporzionati rispetto alle reali capacità cognitive e tecniche della loro età. In altre parole che si pongano obiettivi troppo ambiziosi (p. es. realizzare un videogioco come quelli che si acquistano su CDUn progetto puo' essere un videogioco?). Aiutare allora i bambini a ridimensionare i propri propositi, senza ovviamente snaturarne il "senso", magari proponendo una "scomposizione" del progetto originario in "sottoprogetti" da realizzare uno alla volta, può essere una strategia appropriata.
Nel caso in cui un bambino non sappia o non voglia (per i più disparati motivi) esprimere una propria intenzionalità progettuale non occorre preoccuparsi più di tanto. Lo si potrà temporaneamente affiancare ad un compagno o ad una compagna che presenti più estro progettuale. Creando poi un opportuno e rassicurante clima di confronto e scambio di idee tra alunni, probabilmente le idee verranno anche a chi non ha saputo o potuto esprimerle in un primo tempo.
Un ulteriore stimolo ad immaginare prodotti da realizzare ed a farne il proprio progetto sarà poi costituito dalla possibilità di frugare tra le risorse digitali di un archivio di classe creato dall'insegnante all'avvio delle attivitàL'archivio della classe
Infine lo stesso insegnante può assicurare il proprio aiuto tecnico ai bambini più incerti e titubanti ("Vorrei fare, ma non so se sono capace...")Il ruolo dell'insegnante
Ciò che sembra assolutamente da evitare, almeno con i bambini piuttosto giovani come quelli di cui stiamo trattando, è la proposta dei "progetti collettivi", cioè di un unico progetto di classe o di gruppo cui ciascun bambino debba fornire un proprio contributo. Il motivo è che spesso questi assumono il significato di progetti dell'insegnante anche se, formalmente, si è ottenuta l'adesione di tutti gli alunni.
L'obiettivo di realizzare progetti di gruppo è infatti un punto d'arrivo, non di partenza. Negli anni successivi, magari con versioni Logo diverse, quando l'abitudine e la confidenza con l'ambiente cognitivo sarà un dato stabilmente acquisito, tale obiettivo assumerà indubbiamente una fortissima valenza educativa in ordine ai processi di cooperazione e socializzazione, proprio perchè fondato su una reale "messa in comune" di capacità diverse.
  
linkUn progetto è un videogioco?
linkCome iniziare
linkIl ruolo dell'insegnante
linkLibertà di esplorazione
linkL'archivio della classe
  
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